Avete presente “E venne il giorno”, il film di Shyamalan? È stato l’unico “catastrofista” – ammesso che si possa racchiudere in un genere, e non credo – davvero in grado di turbarmi e mettermi addosso un senso di pericolo imminente (leggi: fifa). Sarà per la mia vena “green”, per la vecchia tessera socio WWF, per la convinzione profondamente radicata che l’Uomo si sta dimostrando la più grossa zecca sulla faccia della Terra, e per questo l’organismo-natura DOVRÀ fare qualcosa, prima o poi, per debellarlo… Io dopo essere uscito dalla sala ho guardato gli alberi per la prima volta con sospetto. È come se il film avesse portato a galla una consapevolezza che era già mia, ma mostrandomela per la prima volta.
Il film, adesso, è solo un utile paragone, dato che la pellicola qualcuno potrebbe averla vista, mentre il libro che vi dirò tra poco è uscito giusto ieri in libreria, edito da Meridiano Zero. Il primo, peraltro, dei libri che autori Scriptorama pubblicheranno con questo editore.
Se nel mese appena trascorso avete visitato le nostre pagine autore, già sapete che “Land’s End, il teorema della distruzione” è l’opera a quattro mani, due talenti e infiniti incubi di assi della scrittura come Danilo Arona e Sabina Guidotti, che condividono questa esperienza a cavallo tra profezie, viaggi sciamanici, scienza, cinema (saprete riconoscere tutte le citazioni?) e horror per regalarci una storia che abbraccia il mondo intero (anzi lo spinge sull’orlo del precipizio) e forse pure un paio di universi paralleli, con l’apparizione di quel multiforme scrittore/presenza fantasmatica/alter ego che è Morgan Perdinka.
Ed ecco dove torna in gioco Shyamalan, o meglio quella fantastica inquietudine post-visione: Land’s End mi ha dato lo stesso senso di pericolo imminente e anche la stessa consapevolezza di aver riscoperto qualcosa che già sapevo. Perché alcuni di quei segni che nel libro mettono in allarme i protagonisti sono parte dell’esperienza di tutti i giorni o quasi, diciamo comunque di alcune cronache (io ci ho visto molta cronaca, ma deformazione mia, eh). Il romanzo sta solo a ricordarci che, a guardare bene certe coincidenze, si intravede uno schema che poi diventa impossibile ignorare. Come quando ammirate per la prima volta gli arabeschi di un fiocco di neve sotto la lente d’ingrandimento: da quel momento sapete che il vostro occhio non sta percependo la verità, ma solo la misera approssimazione di essa captabile dai nostri fallaci sensi.
E fallace è a volte anche il nostro sesto senso, che non ci avvisa del pericolo, o degli innumerevoli pericoli a cui andiamo incontro, finché non arriva uno sciamano a guidarci oltre le apparenze.
Lasciate che siano questi due scrittori-sciamani, allora, a mostrarvi la via, le simbologie e i segni che si manifestano a Land’s End, oltre alla triste e spaventosa leggenda di Soyoko, e da quel momento non potrete fare a meno di vedere anche il quadro generale del Teorema della Distruzione che già incombe su di noi.
Buona lettura!
[da: http://www.scriptorama.it/la-fine-del-mondo-che-aspettavamo/]